A tutto Reiki

Lo scorso fine settimana ho seguito il mio primo corso di Reiki, metodo Usui di guarigione naturale.

Non lo avevo mai ricevuto né contemplato.

Forse anche per arroganza intellettuale: io ho un infinito amore per l’ Ayurveda e per le Medicine Tradizionali perché hanno una solida base dottrinale, duplice: testuale e di centinaia se non migliaia di anni di uso.

Per cui il Reiki mi pareva una tecnica di poco conto, eccessivamente giovane e in qualche modo non sufficientemente suffragata dall’autorità, testuale o empirica.

Senonché senonché…mi è arrivato un invito a partecipare a un corso e per la prima volta ho sentito il richiamo ad andare: vuoi il desiderio struggente di imparare qualcosa di nuovo, vuoi il piacere di farlo in presenza, vuoi che il fine settimana era previsto tempo infame ( per me il fine settimana è sacro, e in quanto sacro separato da tutto il resto, libero da impegni e a contatto con la Natura che tutto cura), vuoi che mi ero ovviamente informata sul docente, che mi pareva l’ unico da cui sarebbe stato, per me, bello apprendere, vuoi che avevo un ardente desiderio di scoprire un altro strumento profondo di cura, 

ho finalmente seguito il mio primo corso di Reiki, dando ascolto alla mia mente intuitiva, che, come sempre, ha avuto ragione: è stata, infatti, un’ esperienza travolgente e trasformativa.

2 giorni di densità stratosferica, spirituale, curativa, armonica, impersonale.

Capire che il Reiki funziona per sottrazione e abbandono è stata una rivelazione: il terapista è un canale dell’ Energia Universale, che tutto sa e agisce di conseguenza.

Il terapista si affida senza dubbi a un’ Intelligenza che opera se il ricevente è ugualmente aperto e fiducioso nella bontà del processo.

Il terapista e il ricevente vengono danzati dall’ Energia e nella danza si equilibrano e, inevitabilmente guariscono.

Perché la malattia è uno squilibrio che non può r-esistere all’Equilibrio, all’ Armonia, alla Fusione.

Grazie Reiki, Benvenuto Reiki!